giovedì 29 novembre 2007

In nome del "Dio Pallone"...

Dopo la morte di Gabriele Sandri, ucciso per un tragico errore umano da un agente della Polstrada nell'area di servizio della A1, scene di violenza gratuita si sono registrate un po' ovunque. Allo stadio di Bergamo la partita Milan-Atalanta è stata sospesa dopo 7 minuti di gioco, per via di una tentata irruzione in campo di ultras.
A Roma è stato il caos!
Gruppi di tifosi violenti hanno assaltato le caserme limitrofe allo stadio, dopo aver appreso che la partita Roma-Cagliari non si sarebbe giocata. La caserma della Polizia di via Guido Reni è stata presa di mira da oltre 200 tifosi, altrettanti hanno distrutto diversi uffici del Coni e l'orologio del conto alla rovescia delle Olimpiadi di Pechino 2008. È stato bloccato anche il ponte duca d'Aosta con transenne, isolando l'area dello stadio. Un fotografo collaboratore dell'Ansa è stato picchiato e derubato, un cameraman aggredito.
Le cause scatenanti di tanta violenza sono sempre le stesse: una "fede" assoluta nel "dio pallone" e l'odio proverbiale nei confronti delle Forze dell'Ordine, i dementi slogan di qualche tempo fa (10,100,100 Raciti) ne sono la prova.
È evidente come non siano gestibili da nessuna polizia del mondo queste bande di "guerrieri" che attraversano il Paese, per sostenere in trasferta la propria squadra, avendo nelle vene la bramosia accecante di sfidare e aggredire i "nemici".
Arrivare alla conclusione di vietare del tutto le trasferte forse non è un'idea malvagia, ma sicuramente è mortificante per il nostro Paese.
Intanto c'è da dire che in tutta questa girandola di incidenti, scatenati da un "credo" errato, per l'ennesima volta a perdere la credibilità è il mondo del calcio.

mercoledì 28 novembre 2007

La "questione Rom" in Italia

Il pregiudizio nei confronti dei Rom è il frutto di una chiusura mentale causata dalla mancata condivisione e accettazione del modus vivendi di questa popolazione.
Indubbiamente gli ultimi fatti di cronaca, nello specifico la brutale aggressione e il conseguente decesso di Giovanna Reggiani per mano di un rom, hanno inasprito ancora di più i rapporti con questa popolazione, diventando un problema di stato che pone al centro la questione sicurezza, con conseguenti espulsioni e demolizioni delle baracche.
È comunque da notare che, basandosi sui Rapporti del Consiglio Europeo, l'Italia sembra essere la nazione meno organizzata nella gestione dei Rom.
Contrariamente agli altri Paesi europei, l'Italia non ha una politica certa sui documenti di identità e di soggiorno, di conseguenza alti sono i numeri di Rom senza la cittadinanza con conseguenze negative specie per i bambini che, essendo apolidi, non vanno a scuola privandosi di quel diritto fondamentale che è l'istruzione.
È probabile che solo in un quadro di reciproca disponibilità ed apertura, da un lato lo Stato con aiuti concreti e dall'altro la comunità Rom con la predisposizione ad abituarsi alle regole comunitarie, potrebbero migliorare le cose, vincendo la diffidenza della gente.

Scontri alla Sorbona. Chiusa l'università


L'università di Sorbona è stata chiusa venerdì mattina dopo gli scontri tra studenti che volevano raggiungere le aule e manifestanti che protestavano contro la LRU, la legge sulle libertà e sulle responsabilità dell'università, approvata ad agosto dal ministro Pècress.
Scontri più o meno violenti si sono verificati anche in altri sedi universitarie che i "collettivi studenteschi di lotta", animati sopratutto da simpatizzanti del Partito Comunista e sostenuti dal potente sindacato studentesco filosocialista Unef, tentano in ogni modo di occupare.
È una protesta rivolta contro l'autonomia amministrativa che il governo vuole attribuire agli atenei, allo scopo di introdurre il capitale privato nelle università.
Così si legge nell'appello del Coordinamento Nazionale dell'Università di Tours:
"Continueremo lo scipero fino al ritiro della legge Pècresse, perchè significa la privatizzazione dell'insegnamento superiore. [...] Rifiutiamo la logica di autonomia finanziaria che implica il disimpegno dello Stato e dunque l'aumento delle spese d'iscrizione. [...] Il nostro movimento contribuisce ad indebolire Sarkozy ed i suoi ministri [...] dobbiamo costruire un movimento di insieme dei giovani e dei lavoratori per rispondere all'offensiva del governo".
È da notare come, nonostante la loro grinta, i ribelli delle università restino comunque isolati. La loro protesta tuttavia non è riuscita a mobilitare veramente il mondo della scuola e a provocare una saldatura con i sindacati, a loro volta già protagonisti del lungo sciopero contro la riforma pensionistica.
Neanche tra i giovani è possibile dire che si sia raggiunta una forte adesione a questi ideali di rivolta, perchè intesi per buona parte come semplice rivendicazione di ideali politici.
Il governo, nella figura di Pècress, si è dimostrato pronto al dialogo, venendo anche incontro agli studenti fuori sede.
Il Capo dello Stato francese, Nicolas Sarkozy, continua con la sua "campagna del dialogo", promettendo che parlerà ai francesi, quando il conflitto sarà davvero accantonato.
Ai posteri l'ardua sentenza...